
La kore è una giovane donna vestita, in posizione stante che rappresenta, indifferentemente, una divinità o un essere umano.
La funzione di queste grandi sculture, le cui dimensioni si attestano tra i due e i tre metri di altezza, è devozionale o funebre.
Spesso, infatti, le città ordinano la loro costruzione all’interno degli spazi sacri pubblici (perlopiù i santuari) come forma di devozione verso le divinità.
Capita anche che alcune statue siano destinate alle necropoli come segnale della presenza di una o più tombe.
La kore: le sue caratteristiche fisiche

La testa di una kore è eretta, incorniciata da una folta chioma di capelli lunghi, raccolti in treccine, talvolta protette da un copricapo.
Un suo braccio è steso lungo un fianco a reggere la veste. L’altro, invece, è ripiegato sul petto in atto di recare un piatto o un vaso con delle offerte.
Le vesti di una kore sono il chitone, l’abito femminile in uso a partire dalla seconda metà del VI sec. a.C., e l’himation, un tipico mantello di lino o lana che veniva avvolto senza l’uso di fibule su una o entrambe le spalle.


Il particolare modellato delle labbra è appena increspato, in una sorta di misterioso sorriso chiamato convenzionalmente sorriso arcaico. Si tratta, cioè, del tentativo di riportare sul piano del volto la naturale curvatura della bocca.
I piedi, infine, sono uniti.
Il significato della kore
Anche per la kore, come il kouros, vale il concetto del kalòs kai aghatòs (bello e buono). La giovinetta è nel fiore della sua femminilità ma possiede anche la matura consapevolezza della donna e della madre.
Come tutte le sculture antiche, le korai presentano una policromia che, nel corso dei secoli, è svanita. Il Museo dell’Acropoli di Atene offre una divertente possibilità di comprendere l’utilizzo del colore da parte degli antichi scultori tramite un’animazione in grado di personalizzare una scultura femminile arcaica.


Le tre scuole
La tipologia della kore si diffonde principalmente in età arcaica, tra il VII e VI secolo a.C. In questo spazio di tempo, fermo restando le funzioni e le caratteristiche principali precedentemente descritte, le korai presentano delle differenze dovute a diversi ambiti di produzione.
Si distinguono, infatti, una scuola dorica, una scuola ionica e una scuola attica.

La scuola dorica
La scuola dorica indica le officine scultoree presenti nel Peloponneso (soprattutto nelle città di Corinto e Argo).
Le statue sono massiccie, semplici e ben squadrate. L’effetto è di grande solidità e potenza come una colonna dorica o una sorta di pilastro in cui le linee portanti cadono in verticale.
Nel caso della Kore n. 593 (museo dell’Acropoli di Atene), lo scultore concepisce la figura per piani ortogonali, chiusa all’interno di un parallelepipedo in cui ogni lato è lavorato separatamente.
I caratteri stilistici tipici sono la semplificazione dei volumi, la rigidità del panneggio e della capigliatura.
La scuola ionica
La scuola ionica indica le officine attive sulle isole di Samo, Nasso, Paro e Chio, ai confini con la parte ad est della Grecia.
La statua è slanciata, il modellato è morbido e i passaggi chiaroscurali sono più graduali.
Conservata nel museo del Louvre, l’Hera di Samo è acefala, indossa un chitone stretto da una cintura, un mantello e un velo per ricoprire il capo.
La statua – gemella di un’altra, rinvenuta nel 1984 e collocata nel museo di Samo – rappresenta un’offerente con i caratteri della dea stessa; un dono votivo importante come indica la parola àgalma (oggetto bello), incisa nel bordo del velo.

La scuola attica
La scuola attica indica le officine di Atene e dei territori limitrofi che operano tra la prima e la seconda metà del VI sec. a.C. Proveniente dalla colmata persiana dell’Acropoli di Atene, la Kore con peplo (già menzionata sopra per la sua policromia) si distingue per una più ricercata caratterizzazione del volto: il mento appuntito, gli zigomi pronunciati e gli occhi sporgenti.

Importante risulta anche la kore scolpita da Antenore intorno al 525 a.C. Il chitone è fatto di una stoffa aderente e leggera, a pieghe fitte e fini; l’himàtion scende di sbieco sul petto formando una cascata di pieghe. L’abbigliamento è quello della sposa appartenente alla classe aristocratica e la stauta era accentuata dai colori e da alcuni ornamenti come un bracciale al polso della mano sinistra e gli orecchini in bronzo dorato. La lavorazione del panneggio è a rilievo bassissimo.

La cosa che mi colpisce di piu e che una cosa colorata in questo modo stia nelle necropoli oppure tombe non mi aspettavo che una cosa cosi vivace dalla posa stabile e decorosa stava in un posto del genere io l’avrei messa come decorazione oppure per elogiare un dio oppure una dea i questo caso, i dettagli sono molto definiti e in tutte le tre scuole le caratteristiche vengono riprese con dettagli molto particolari, per esempio nella scuola ionica ci sono molti lineamenti difficili che mi hanno colpito molto
Gentile Marco,
non pensi alle necropoli o alle tombe come luoghi completamente distaccati dalla vita cittadina e poco visibili.
Il culto e il ricordo dei morti ha caratterizzato ogni civiltà, compresa quella greca, e queste statue ebbero una funzione importante così come è descritto nel post.
Grazie per il tuo intervento e le tue considerazioni