La danza nella pittura del Novecento

La danza è un soggetto ricorrente nella pittura del Novecento poiché adatto ad esprimere uno stato di benessere, una dimensione di pacifica convivenza tra l’uomo e il mondo.

Ho deciso di prendere in esame tre opere danzanti, a mio parere significative, eseguite tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, per percorrere i cambiamenti di stile e di significato artistico sottesi a questo tema.

Renoir, Il ballo al Moulin de la Galette, 1876

Renoir è capace di cogliere i nuovi stili di vita dei parigini causati dalla grande trasformazione della città avvenuta tra il 1852 e il 1870 per volontà dell’imperatore Napoleone III e del prefetto della Senna, Haussmann. Parigi diventa una capitale moderna, vivace e sfavillante di luci.

Il moltiplicarsi di luoghi d’incontro all’aperto (parchi e giardini) e al chiuso (caffè-concerto, brasserie, circhi, teatri) è testimoniato da questo locale da ballo, situato sulla collina di Montmartre, popolato nel fine settimana da una miriade di piccoli borghesi.

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Renoir, Il ballo al Moulin de la Galette, 1876, olio su tela, Musée d’Orsay, Parigi

La spensieratezza, l’atmosfera rilassata e divertente, il vociare dei clienti è data da alcuni espedienti pittorici: la mancanza di una centralità prospettica, la presenza di linee compositive curve e i bordi tagliati che fanno pensare al prolungarsi della scena oltre i limiti della tela. In quest’ultimo caso, Renoir si rifà al nuovo linguaggio fotografico, la cui invenzione risale al 1839.

Per mesi, Renoir frequenta il locale studiando i comportamenti e gli atteggiamenti delle donne vestite in abito lungo e degli uomini in abito scuro e cappello di paglia. Essi sono investiti da una luce in parte riflessa ed oscurata dalla presenza degli alberi. La modalità di stesura del colore, a piccoli tocchi, tipicamente impressionista, tende a dissolvere parzialmente le forme.

Matisse, La danza, 1909-10

Se Renoir è ancorato ad una pittura di realtà, l’opera di Matisse è su un piano immaginario poiché ambientata in uno spazio indefinito, dominato da tre colori, blu, verde e rosso.

Sviluppando un tema già trattato ne La gioia di vivere, Matisse rappresenta la danza come un movimento vivacemente irregolare e circolare tra cinque figure nude, dai tratti semplificati, che si prendono per mano.

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Matisse, La danza, 1909-10, olio su tela. Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo

In realtà, il cerchio non si chiude perché le mani tra la figura posta all’estrema sinistra del quadro e quella immediatamente sotto non si stringono. Seppur minimo, c’è uno spazio vuoto che i due cercano di colmare proiettando il proprio corpo uno verso l’altra.

D’altronde, il significato dell’opera è racchiusa proprio in questo prorompente slancio vitale e nella ricerca continua di un’armonia tra gli uomini. La vita è un movimento perenne, un insieme di tensioni e di equilibri destinati a infrangersi e ricomporsi.

Scrive Matisse:

Il mio obiettivo è un’arte equilibrata e pura, un’arte che non inquieti né turbi. Desidero che l’uomo stanco, oberato e sfinito ritrovi davanti ai miei quadri la pace e la tranquillità

La Danza mette a punto lo stile dell’artista: linee sinuose integrate all’uso di colori puri (senza sfumature e chiaroscuro) stesi a larghe campiture. Scrive ancora Matisse:

Un’unica tonalità non è che colore: due tonalità sono un accordo, sono vita. I colori devono essere collegati in un accordo, devono risulltare in un’armonia simile a quella musicale

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Matisse, La gioia di vivere, 1905-06. Sul fondo, figure danzanti in cerchio

Severini, Danza del Pan-Pan al Monico, 1909-11

Con Gino Severini, la linea sinuosa sparisce a favore di linee spezzate e ricomposte con cui si vuole rendere l’atmosfera gioiosa del locale, situato nel quartiere parigino di Montmartre, e i movimenti frenetici delle ballerine.

da @idipintichehannocambiatolastoria

Le forme si scompongono in una molteplicità di tasselli colorati. A ben guardare, tuttavia, si riconoscono ancora gli arredi del locale (tavolini e bicchieri) e i vari protagonisti della scena: uomini e donne seduti in atto di dialogare, le due grandi ballerine centrali, l’orchestra sul fondo e i camerieri.

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Severini, Danza al Pan-Pan al Monico, 1959 (copia dell’originale del 1909-11), Centre Pompidou, Parigi

La riconoscibilità del tema, la nuova organizzazione dello spazio, la semplificazione del disegno in forme geometriche sono riconducibili all’esperienza del Cubismo analitico francese e alla conoscenza diretta intercorsa tra Severini e i maggiori esponenti delle avanguardie dell’epoca, tra cui Braque e Picasso.

Nel 1910, Severini aderisce al Futurismo firmando il Manifesto dei pittori futuristi con l’obiettivo primario di rappresentare il movimento:

Tutto si muove, tutto corre, tutto si volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente. Per la persistenza della immagine nella retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono

Il percorso danzante può essere declinato con altre opere che, sotto, elenco come proposta didattica:

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